Ciro è il nuovo chef del Pipero, Bacoli e i Campi Flegrei alla conquista della capitale

Ciro Scamardella sul terrazzo di casa sua, a Bacoli

Ve lo ricordate Ciro Scamardella? Noi di Zolfood lo avevamo conosciuto del 2016, quando a Milano fu premiato come miglior chef emergente del panorama nazionalre. Ne venne fuori un'intervista che potete trovare qui. Successivamente siamo stati a trovarlo a casa sua a Bacoli, che a maggio 2017 diventò il set di Ciro a Mammà, trasmissione di Gambero Rosso Channel in cui l'estroso chef flegreo riproponeva in chiave gourmet i piatti della tradizione familiare preparati da mamma Gina. Trasmissione che tornerà per una seconda stagione in cui il territorio, il nostro, sarà ancora più protagonista.
Ma la consacrazione vera per Ciro è arrivata nei giorni scorsi, e si concretizzerà in piena estate: il 28 luglio infatti lascerà il Metamorfosi di Roy Caceres, dove era approdato 4 anni fa per uno stage diventando prima capopartita e poi sous chef, e il 1° agosto debutterà come Chef al Pipero Roma, uno degli avamposti della grande cucina nella capitale, Stella Michelin compresa. 

Nuovo ruolo, nuove sensazioni per il talentuoso chef bacolese, e noi ce le siamo fatte raccontare: "Penso sia lo stesso in ogni ambiente lavorativo - dice tranquillo - si cresce, si impara, si matura, ma poi bisogna alzare l'asticella. Per me si chiude un cerchio, quello magico del Metamorfosi dove ho imparato tantissimo conoscendo persone e riferimenti eccezionali, e si apre un mondo. Le responsabilità? Certo che le sento, ma le sentivo anche quando diventai capopartita, e poi suos chef. C'è sempre un momento in cui ti assale l'ansia, la paura di non riuscire. Ma bisogna guardare avanti con fiducia e determinazione". 

Il salto è di quelli importanti, dalla cucina multietnica del colombiano Caceres si passa alla cucina di....Ciro, aumentano oneri e onori, e ovviamente le responsabilità. "Dovrò conoscere spazi e persone nuove, dovremo costruire insieme un nuovo micromondo - ci racconta. E un nuovo menù. Arrivo da un ambiente in cui lo chef aveva solide radici sudamericane, qui metterò in gioco le mie, il mio territorio. Ho viaggiato tanto, ho conosciuto professionisti e realtà diverse, mi sono confrontato con loro. Ma non ho mai dimenticato da dove vengo, da dove sono partito. Il tuo paese, specie da ragazzino, può anche starti stretto, ma resterà sempre dentro di te, sarà te. Mi sento portavoce di una terra splendida, troppo spesso bistrattata e per quanto sia presto per parlare di piatti finiti, è chiaro che nella mia testa già frullino tante idee, tanti piatti della tradizione da trasformare, sviluppare con le competenze e le tecniche che ho acquisito. Tipo la genovese di polpessa...che vorrei chiudere in un raviolo con tutti i suoi umori e i suoi colori".
Continuiamo a parlare di responsabilità, si passa dalla stella di Roy Caceres a quella del Pipero. Tocca confermarla. "Vero, è il primo obiettivo per cui tra l'altro avremo pochissimo tempo. Questo è comunque un progetto a lungo termine e ne siamo consapevoli tutti, non è un film, è la realtà, e la realtà è fatta di persone, spazi, fornitori. Dovremo trovare gli equilibri giusti e ci sarà da lavorare tanto, ma ne sono felice, affronto tutto questo con grande entusiasmo".  Come ha sempre fatto. In bocca al lupo Ciro, noi qui tifiamo tutti per te.